Musica Ribelle : Il Marxista dub poetry Linton Kwesi Johnson
Il Dub Poetry Anglo/giamaicano Linton Kwesi Johnson rientra tra quegli artisti/musicisti che sono stati a tu per tu con coloro che lottavano contro il razzismo, le ingiustizie, l'autodeterminazione dei popoli,... ebbi il piacere di conoscerlo personalmente a Pisa quando all’ Università la Sapienza di Pisa nel 1990 fu premiato insieme a Maria Carta, Vittorio Gasmann e Antonio Tabucchi. Articolo redatto nel 1993
Linton Kwesi Johnson nella redazione antagonista "Race Today"
La grande insurrezione
“musica di sangue
cresciuta nera
radicata nel dolore
innestata nel cuore….”
(da “bass Culture” LKJ)
“Scossa nera effervescente- battito -basso- rimbalzante.-rock- saggio- giù suono musica;
caduta – del –piede incontra la batteria storia di sangue
la storia del basso è una storia commovente
una storia piena di dolore……
(da “Reggae sound” LKJ)
Nel 1987 al Metarock nei giardini Scotto di Pisa, per la prima volta ho avuto l’occasione di vedere e ascoltare Linton kwesi Johnson, quella sera c’era tanta gente, abbondavano giubbotti di pelle nera, borchie, spille da balia, anfibi ,….. molti erano li per sentire i CCCP di Lindo Ferretti, Fatur, Annarella,.. Linton come suo stile era vestito elegantemente e con una delicata e coinvolgente cadenza reggae iniziò a recitare canzoni o meglio poesie, affascinò tutti, dovetti per forza andare a stringergli la mano, nel 1990 venne di nuovo a Pisa per ricevere il premio “Ultimo Novecento”, insieme a lui fu premiato Vittorio Gasmann, Maria Carta, Antonio Tabucchi, grazie all’invito del mio amico presidente ARCI di Pisa, ho potuto essere presente alla premiazione e scambiare qualche parola con lui, grazie anche alla traduzione di una ragazza presente, avevo appena iniziato un mio scritto sulla musica antagonista e decisi di dedicare un capitolo a lui:
Nel Regno Unito sui percorsi antagonisti dei Clash, Crass, Redskin , e non solo, troviamo un signore, cappello pork pie, occhiali e portamento elegante sembra un docente universitario, il suo nome è Linton Kwesi Johnson, un poeta – musicista – improvvisatore; un uomo che con il reggae o lo ska ha trovato un modo immediato di comunicare le sue idee per una società multirazziale.
LKJ, arriva a Londra a 11 anni, da un piccolo paese della Giamaica. Qui ritrova la madre e la prima cosa che conosce è il razzismo. Matura in fretta la coscienza di nero militante che non crede all’integrazione ma all’affermazione della dignità e l’autodeterminazione della sua gente. E’ consapevole che ad ogni cittadino del pianeta debbono essere riconosciuti i diritti fondamentali della sopravvivenza “perchè la sopravvivenza è un diritto di pura esigenza morale, è un diritto sancito da atti internazionali, per cui il cittadino del mondo non è un’ entità astratta, utopistica come ai tempi preistorici, ha dei diritti da far valere che gli consentono di tutelare se stesso” (1)
La sua vocazione poetica sprigiona direttamente dai ghetti londinesi: nei ’70 fa parte delle “Pantere nere” un movimento che lotta per i diritti delle minoranze di colore costrette a vivere ai margini della società assistenziale. Le battaglie metropolitane delle “Pantere nere”, scuotono alle fondamenta i pregiudizi razziali del mondo occidentale. In Inghilterra e ovunque l’educazione autoritaria bianca, delimita i confini della razza o del sapere, il grido di libertà di tutto il popolo nero si tinge di sangue in ogni sasso scagliato contro le pareti dell’ordine.
All’interno di queste tensioni sociali LKJ si avvicina al marxismo e nel 1973 pubblica i primi lavori nella rivista “Race today” . Si laurea in sociologia e continua a portare in giro il suo messaggio poetico antagonista; diventa l’artista più corrosivo delle marginalità nere europee.
LKJ, non è un rasta, non venera come divinità il defunto imperatore d’Etiopia Hailè Selassie, non fa come alcuni musicisti e uomini di cultura Giamaicani del razzismo all’inverso, dimostra con saggezza una decisa posizione ideologica e filosofica, questo lo rende l’espressione più alta della poesia caraibica (insieme a Michael Smith, ucciso in Giamaica nel 1983 a colpi si pietra da uomini al servizio della CIA); recita i suoi versi accompagnato da basi pre-registrate o dalla band del bassista Dennis Bovell, a volte solo dal movimento del corpo.
All’interno di una musica dominata dal basso elettrico come simbolo del battito di vita, lo spettatore rimane inebriato da una voce calda, profonda in grado di arrivare a chiunque, superare le barriere delle diversità linguistiche, capace di far vivere istanti in un’altra dimensione temporale.
E’ un poeta che racconta le paure, le violenze, le speranze delle nuove generazioni nere della periferia londinese. Dice di non usare la violenza come pazzia, di non scaricare la collera in guerre fratricide, di individuare il nemico vero; attacca la piccola borghesia di colore incapace di schierarsi, si rivolge ai giovani affinché escano dal fanatismo religioso, accusa il regime del “Regno Unito” di stragi, persecuzioni, assassini……velati o fatti cadere nel silenzio dai mezzi d’informazione di massa.
Linton è il media, la voce e la verità dei perdenti:
“avvenne nell’aprile del 1981
giù nel ghetto d i Brixton
l’oppressione di Babilonia fu tale
da portarci ad una grande insurrezione
che si estese all’intera nazione
fu un’occasione veramente storica.
Fu l’avvenimento dell’anno
Avrei voluto esserci
Quando ci furono scontri in tutto il ghetto
Quando distruggemmo molti furgoni della polizia
Quando combattemmo i piani malvagi
Quando mandammo in fumo l’operazione Swamp 81
Per che cosa?
Per far capire ai governanti
Che non avremmo più subito alcuna oppressione
E quando mi informai
Per le strade del ghetto
Per scoprire tutto ciò che potevo
Ogni ribelle si compiaceva della sua storia
Parlavano di potere e gloria
Parlavano di incendi e saccheggi
Parlavano di distruzioni e furti
Parlavano della conquista e della vittoria
Dicevano : Babilonia ha esagerato
Cosi cosa successe?
Bruciammo due auto
E due innocenti furono uccisi
Per cosa?
Ma non succede forse così in guerra
Ma non succede forse così in guerra?
Dicevano : bruciamo il pub di George
Non potevano bruciare il padrone
Bruciammo il pub di George
Non abbiamo mai bruciato il padrone
Quando combattemmo in tutto Brixton
Quando distruggemmo molti furgoni di polizia
Quando mettemmo in scacco i malvagi
Quando mandammo in fumo l’operazione Swamp 81
Dicevano : requisimmo le auto
Ci procurammo le munizioni
Costruimmo le barricate
E i malvagi ebbero paura
Mandammo i nostri in perlustrazione
Per scoprire le loro posizioni
Poi formammo le nostre bande
E sferrammo i nostri attacchi
Ora sono fuggiti e spariti
Per preparare il contrattacco
Ma i proiettili di plastica
E gli idranti
Porteranno l’esplosione
Porteranno l’esplosione
Alla faccia di Scaram
Porteranno l’esplosione
( da great insohreckshan)
SWAMP 81 : speciale operazione di polizia in Brixton 81
PUB GEORGE : famoso locale frequentato da fascisti di Brixton
LORD SCARMAN : Membro del parlamento britannico incaricato di indagare sulle tensioni nei ghetti londinesi con particolare riguardo a Brixton (2)
la grande insurrezione nera e non solo di Brixton a Londra nel 1981
La”Grande insurrezione”, è la storia cantata che riguarda l’ondata di rivolte spontanee avvenute nei ghetti delle metropoli inglesi nella primavera ’81 “a Londra (Brixton), Liverpool (Moss Side), Manchester, leeds, Sheffield, Birmingham, giovani dimostranti neri e bianchi mettono a ferro e fuoco i loro quartieri e soltanto una dura repressione riesce a riportare la calma…..sulle ceneri degli incendi resta la frustrazione di tanti giovani e l’odio per la Thatcher e la sua sfacciata politica reazionaria (3)
Nel suo lavoro militante LKJ oltre alla lingua inglese opta spesso per il “Giamaicano” sua lingua madre, elemento essenziale per la sua nuova forma di poesia “sono un poeta che lavora entro una tradizione dove musica e parole sono parte integrante. La mia esperienza è il frutto di un’infanzia tropicale e contadina prima e della vita di città industriale dove i negri vivono in condizioni coloniali, poi I bambini dei Caraibi crescono in una tradizione orale di storie, rime, canzoncine e a stretto contatto con forme musicali di matrice africana come la Kumina o protestanti come la chiesa Battista pentecostale. La mia tradizione londinese parla rock e R’&’ (4)
“L’avvocato dei senza parola” rifiuta il business, le sue performances si svolgono in piccoli club o locali alternativi; è diretto partecipe a manifestazioni contro l’Apartheid, a sostegno del Working Class, o dei movimenti di liberazione afro-latino-Americani (FSLN, FMLN, PAC, ANC,….), il suo sguardo è attento all’Africa che sta aprendosi al reggae, una musica che a suo parere potrà permettere agli africani di comunicare la loro condizione di assoggettati ai paesi ricchi.
In pratica LKJ realizza quanto professava Bob Marley (pur con forti differenze politico-religiose)
Se un giorno il reggae fosse sbarcato in Africa(“sua terra natale”), sarebbe divenuto un linguaggio universale per l’unificazione del popolo nero e avrebbe assunto proporzioni tali che nessuno sarebbe più riuscito a fermare. Anche l’Ivoriano Alpha Blondy, rastaman ribelle, le cui ballate di protesta sono diventate un punto di riferimento e di speranza delle nuove generazioni africane, abbandonate alla violenza urbana e alla ricerca della loro identità, afferma:
“Sono fiero che gli africani abbiano trovato nella musica e in particolare nel reggae, un’occasione d’incontro e di ricerca di valori….un nuovo credo per riconoscersi, aldilà della disgregazione e dell’individualismo…I nostri dirigenti non possono dire in un’assemblea ai giovani francesi e ai giovani americani come noi viviamo e quello che soffriamo…. Ma attraverso questa musica noi possiamo esporre loro la nostra condizione, i problemi che l’occidente ci obbliga a vivere e sopportare. Oggi per la nostra dignità di neri, è estremamente importante fare della buona musica; le idee stereotipate che ci vedano sempre in ultima fila dovranno pure cambiare: noi siamo i precursori e difenderemo il ruolo del nostro patrimonio, perché la musica nera è all’origine di tutte le musiche”(5)
I portavoce della rabbia e del disagio planetario con o senza musica dimorano ormai ovunque, dalla Francia, alla Spagna, all’Italia,… il potere con tutti i suoi mezzi cerca di toglierli la terra sotto i piedi e nei casi limite arriva perfino all’eliminazione fisica (come ha sempre fatto). Negli Stati Uniti simbolo di “Democrazia e Libertà” i problemi dei ghetti nero-ispanici non sono diversi a quelli denunciati dai “LKJ”; “Clash”, Redskins, “… e attraverso l’ emergente cultura Hip hop una nuova generazione con coraggio e astuzia denuncia i limiti interni del grande gendarme USA. Per il potere yankee una spina nel fianco si chiama Public Enemy.
1) Intervista a Padre Ernesto Balducci archivio Tracce
2) Vedi “Facendo la storia” di LKJ ETS 1989 pag. 115-116
3) Vedi “Facendo la storia” di LKJ ETS 1989 pag. 107
4) “ “ “ “ op . Cit pag 6
5)Vedi:il manifesto 7 febbraio 1989 pag.17 Luigi Elongui
Maurizio Cerboneschi (Sandino)