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Maremma ROSSA  Antimperialista.

Intervista esclusiva a Iván Márquez e Jesús Santrich delle FARC-EP al quotidiano tedesco junge Welt

16 Novembre 2019 , Scritto da SIEMPREREVOLUCION Con tag #farc-ep, #Cuba,, #Colombia, #Venezuela

Una parte dell'ex guerriglia delle FARC-EP è ritornata alla lotta armata, ritenendo l'oligarchia responsabile del fallimento dell'Accordo di Pace. Una conversazione di Iván Márquez e Jesús Santrich con il quotidiano tedesco junge Welt

Il 29 agosto in una dichiarazione avete annunciate il ritorno alla lotta armata. Perché avete compiuto questo passo proprio in questo momento, e che obiettivo perseguite con questa decisione?

L'Accordo di Pace dell'Avana è stato un documento per una soluzione politica al conflitto colombiano. Come accordo esprimeva l'equilibrio dei rapporti di forza sociali, politico-militari e storico-concreto della guerra. Così era posto nelle tesi politiche della Decima Conferenza Nazionale della Guerriglia precedente al passaggio delle FARC-EP alla legalità. Come strumento di soluzione politica implicava il riconoscimento delle parti che nessuna di esse era riuscita a sconfiggere l'altra con le armi e la potenza di fuoco e che per evitare di prolungarsi della situazione, occorreva portare la continuazione della lotta con mezzi esclusivamente politici.

L'Accordo non rappresentava la concretizzazione delle nostre aspirazioni strategiche come forza rivoluzionaria e ancor meno poteva intendersi come la resa della nostra forza politico-militare guerrigliera. In sintesi, non pretendevamo di fare la rivoluzione per decreto né tanto meno la resa in un tavolo in cui il più delle volte l'unica cosa che si ascoltava da parte del governo erano parole meschine e prive di buon senso.

La nostra determinazione era indirizzata a stabilire condizioni che permettessero alla gente comune di conquistare con la  democrazia quelle trasformazioni minime per risolvere i problemi essenziali che impediscono il benessere sociale, consapevoli che non era la fine o il superamento del conflitto inerente l'ordine capitalista, ma il percorso per dare continuità alla lotta sociale e di classe, avendo come base la fine dell'espressione armata della lotta e facendo transitare le FARC-EP verso una condizione di organizzazione politica legale, che tra le masse, con garanzie certe per l'azione politica aperta, proseguiva la sua battaglia per le trasformazioni strutturali verso un nuovo ordine sociale di vera democrazia e giustizia sociale.

Questo Accordo è stato rotto dall'establishment dal momento stesso in cui si doveva iniziare ad attuarlo, avendo posto già ostacoli da prima. Inoltre il Governo che seguì quello di Juan Manuel Santos ha approfondito le violazioni in modo persistente, palese, subissando di trappole, sangue e fuoco, insicurezza giuridica, personale e economica la reinserimento degli ex combattenti, ignorando i cambiamenti promessi alle comunità più povere, come la riforma rurale integrale, ad esempio.

Una volta rotto l'accordo nonostante i nostri sforzi per mantenerlo vivo, non avevamo altra scelta che riprendere la via delle armi, perché, sebbene i compromessi dell'Accordo rappresentassero una rottura nella nostra storia, allo stesso tempo erano una linea di continuità.

L'abbandono della lotta armata non si intendeva come smobilitazione; e nemmeno poteva esser un compromesso unilaterale dell'insurrezione. Così che mettendo in piena evidenza il crescente tradimento da parte dell'Establishment, chiusa nuovamente la via della legalità, noi non potevamo cadere nel disfattismo e nella sottomissione.

Ci hanno toccato nella dignità, ci hanno stigmatizzato e calunniato, siamo stati oggetto di montature ripugnanti, persecuzioni giudiziarie, tentativi di estradizione e assassini che indicavano che la riconciliazione era una farsa e la pace una bandiera di menzogne. Allora, quanto ancora avremmo dovuto aspettare perché la nostra lotta fosse considerata legittima. Questo non sarebbe mai accaduto perché ciò che volevano era sacrificarci e farci scomparire come organizzazione rivoluzionaria.

Pertanto la nostra è una risposta opportuna ad una necessità di legittima difesa e al dovere di non permettere che si indebolisca o si spenga la fiamma di una possibile rinascita in mezzo a tante difficoltà. E' una decisione adeguata allo sviluppo specifico della lotta di classe in Colombia, indipendentemente dai rapporti di forza attualmente esistenti nel contesto internazionale.

Non vuol dire che non teniamo conto della profonda crisi strutturale del capitalismo, la quale non è solo globale ma sistemica, irreversibile, a cui bisogna guardare per sviluppare una strategia di combinazione delle forme di lotta che è fondamentalmente la continuità del Piano Strategico storico delle FARC-EP con le variazioni espresse nel manifesto di Agosto, nel quale si pongono certe considerazioni rispetto alla forza pubblica.

Abbiamo detto che la nostra sollevazione è la risposta al tradimento dello Stato dell'Accordo di Pace dell'Avana, e la marcia della Colombia umile, ignorata e disprezzata dalla giustizia, alla ricerca della pace certa, mettendo in chiaro che la ribellione non è una bandiera sconfitta né vinta; ma che questa insurrezione, si solleva per abbracciare con la forza dell'amore, i desideri di vita dignitosa e buon governo a cui aspirano le persone comuni, esprimendo chiaramente che l'obiettivo non è il soldato né il poliziotto, l'Ufficiale né il Sottoufficiale che sono rispettosi degli interessi popolari ma l'oligarchia; l'oligarchia escludente e corrotta, mafiosa e violenta che crede di poter continuare a chiudere le porte del futuro al paese.

Abbiamo detto che si conoscerà una nuova modalità operativa che soprattutto risponderà all'offensiva, perché la nostra decisione è quella di non continuare ad ucciderci tra fratelli di classe. Da qui il nostro appello anche ai membri della Forza Pubblica che sentono il dolore del popolo, affinché si possa marciare insieme per le sue rivendicazioni e la sua felicità.

Notate inoltre che abbiamo preso distanza anche da alcuni metodi come quelli della pratica del sequestro di persone a scopi economici. In ogni caso agiamo come forza politico-militare con struttura di esercito e di partito, un partito marxista-leninista e bolivariano che segue l'eredità del comandante Manuel Marulanda Vélez.   

Dopo la firma dell'Accordo di Pace nel 2016, le FARC-EP consegnarono le armi. Siete preparati già per nuovi combattimenti? Da dove avete preso le armi? Su quanti combattenti potete contare?

La nostra lotta è essenzialmente politica, le armi sono solamente uno strumento, un mezzo e non un fine in sé stesso. Il loro utilizzo è più una necessità imposta dal carattere del regime che affrontiamo, il quale con il suo recente tradimento non ha fatto altro che riaffermare il suo carattere oligarchico e di terrore, abituato a calpestare la parola data. Quindi, se non fosse necessario usare le armi non lo faremmo. Di fatto, stiamo insistendo nel trovare una uscita dialogata e totale (con tutti gli attori armati) dal conflitto colombiano che persiste e si amplia nel paese.

Quello della firma dell'Accordo dell'Avana era un elemento per alleviare questo conflitto, ma in nessun modo era la pace, poiché con l'ELN - importante forza rivoluzionaria colombiana - e altre forze, non c'era tuttavia un accordo e ciò che si è visto era la decisione del governo di Ivan Duque di rompere con la possibilità di accordo che si apriva con questa guerriglia.

D'altra parte, ci sono centinaia di conflitti armati e non armati, irrisolti in lungo e largo del paese. Così che per quanto importante fosse l'Accordo dell'Avana era solo un passo nella via della riconciliazione e non la pace completa di cui abbiamo bisogno. La cosa peggiore è che, pur essendo stati vicini a porre fine attraverso il dialogo al più lungo conflitto dell'emisfero, il fallimento si è verificato perché l'establishment non ha voluto rispettare i principi che reggono le negoziazioni, il pacta sunt servanda e la buona fede. Per questo diciamo che l'establishment avendo ottenuto quello che voleva, cioè la consegna delle armi, coscientemente ha stracciato l'Accordo di Pace, facendo a pezzi - come dicono gli uribisti - "quel maledetto documento". Il passo che abbiamofatto è stato stroncato, con l'aggravante di un cattivo precedente che compromette il procedere del dialogo come strumento di comprensione.

Sulle armi, abbiamo quelle che abbiamo. Sicuramente sono poche o molte in base alla situazione che si presenta. Se ci viene imposto lo scontro perché il regime persiste nel militarismo, nella repressione, nella guerra sporca e non ricerca una soluzione sensata ai problemi del paese, dovremo ricercare molte più risorse per la resistenza e sempre sarà poco di fronte ad uno Stato che è appoggiato da un imperialismo potente e guerrafondaio come quello degli USA. Ma se si avvia un processo costituente aperto, dove la parola è sovrana e che è il popolo avrà orecchie che lo ascoltano e mani che realizzano le sue aspirazioni, senza che venga tradito il dialogo, la buona fede, i patti, tutti i fucili dovranno tacere, perché in ogni circostanza l'arma principale dei popoli è nelle proprie parole e nella determinazione al cambiamento.

Di questo ci sono molti esempi nel continente e nel mondo. Guardiamo solamente agli esempi che ci offrono i fratelli latinoamericani ad Haiti, Ecuador, Perù, Cile, ad esempio. O quello che stanno dicendo a Duque gli studenti nelle strade delle città del nostro paese. La questione è che l'esplosione che si sta vivendo in molti paesi dell'America Latina e Caraibi è prodotto del fallimento del neoliberismo, della situazione sociale miserabile in cui è immersa la maggioranza sociale mentre si riempiono le casse dei grandi capitalisti che al contempo cercano di generare crisi nei paesi che scelgono la via della giustizia sociale. Quindi, di fronte a regimi di terrore non si può negare ai popoli il diritto che hanno alla ribellione in tutte le modalità. I popoli non possono esser condannati al fatto che per esser considerate legittime le loro lotte devono affrontare la repressione a petto nudo e con la vocazione di martiri.

La militanza in questa causa la misuriamo all'interno della non conformità perché la nostra idea non è quella di assumere la guerra combattendo frontalmente la macchina militare del regime. No. In questo conflitto, la soluzione, sarà sempre nelle mani del popolo. La soluzione la definiscono le maggioranze nelle strade, in un tavolo di negoziazione, nelle urne o in una insurrezione armata.

Chi e quanti sono armati? Gente amante della pace che ha deciso di seguire impugnando i fucili perché non è disposta a rassegnarsi, a lasciare che una élite di oligarchi impedisca alla maggioranza di realizzare i propri sogni di giustizia sociale. Forse non sono molti, ma sono sufficienti a mantenere accesa la fiamma della ribellione e la luce dell'emancipazione attraverso la ribellione. E in questo pensiamo che una scintilla possa accendere la prateria.

Tra le altre cose proprio perché le nostre risorse sono limitate bisogna utilizzarle nel modo più razionale possibile, poiché le armi nei mercati clandestini hanno costi elevati. In un mondo capitalista come quello che abbiamo, fonti per le armi sono sempre accessibili. La maggioranza dei fucili che abbiamo sono americani e israeliani, ma non c'è li ha inviati di certo Trump. Questa non è una questione di armi fondamentalmente ma di idee, e per questo il nostro obiettivo è quello di raccogliere sostegno intorno alla proposta politica posta nel nostro Programma e nella Piattaforma Bolivariana per la Nuova Colombia…

Nel vostro comunicato non scartate un nuovo dialogo di pace, ma con un nuovo governo colombiano. Perché credete che con un nuovo governo si possa realizzare ciò che precedentemente è fallito? Come dovrebbe svolgersi un nuovo processo di dialogo?

La soluzione politica negoziata al conflitto colombiano è un aspetto strategico, non congiunturale. È una costante storica nel divenire delle FARC-EP. Non abbiamo rinunciato ad esso. Insistiamo su questa posizione avvertendo che ciò che non possiamo permettere è che ci si prenda gioco di questo desiderio dei colombiani. Quindi, se leggi attentamente i documenti di agosto che sono la base del rilancio del progetto guerrigliero fariano, vedrai che sono una ripetizione degli obiettivi. E questo perché semplicemente i cambiamenti che sono stati giudicati come necessari per la nostra società sottomessa in maggioranza nella miseria, diseguaglianza e esclusione politica non sono mai arrivati.

L'accordo di pace è stato tradito non solo nei confronti delle FARC, ma soprattutto nei confronti delle comunità che dovrebbero essere favorite con riforme rurali, apertura democratica, rivendicazione delle vittime o politica di sostituzione delle colture per uso illecito.Ma al di là di questi punti c'è una infinità di riforme che sono all'ordine del giorno e che il regime si è rifiutato di affrontare all'Avana ma che si supponeva fossero risolti mediante un processo costituente. Questo fu un impegno che prese il governo Santos. Questo è il compromesso implicito quando nell'introduzione all'Accordo dell'Avana si parla di un Accordo Politico Nazionale, perché il paese richiede una riforma giudiziaria di fondo, riforma elettorale radicale, riforma nella gestione dei mezzi di comunicazione, nelle questioni del lavoro, nell'istruzione, ecc. ecc. Il paese deve risolvere il cancro della corruzione e dell'impunità che corrode l'establishment, ecc. ecc. E questo non era qualcosa che potevano fare le due parti sedute all'Avana. Ma si doveva aprire un processo partecipativo che dava il passo a queste riforme. Per questo l'idea del processo costituente aperto, passo dopo passo, suscitando le trasformazioni con mobilitazioni e con la presenza del cittadino in piedi prendendo le decisioni.

Il governo che in questo momento occupa la Casa de Nariño, pone un'enfasi particolare al bellicismo e alla distruzione di ciò che è stato raggiunto in materia di accordo di pace. Ma la posizione ostruzionista di fondo è nel Blocco di Potere Dominante. Sicuramente, questa posizione va al di là delle bravate di Ivan Duque che è una specie di fantoccio di Álvaro Uribe Vélez, vera mano che tira i fili della casa de Nariño. Ma al di sopra di questo ci sono gli interessi delle multinazionali e di potenti imprenditori come Sarmiento Angulo. Da questi viene l'idea di stracciare il "maledetto documento" dell'Avana.

Quindi, con questo scenario sarebbe difficile avvicinarci, anche se non dico impossibile. Questa è una questione molto complessa in cui gli USA hanno molto peso, ma speriamo che ci sia una svolta nella politica nazionale che possa generare circostanze in cui la pace sia un proposito comune se si vuole che il paese sia uno scenario di progresso per tutti. E questo dialogo non implicherebbe un tavolo per la guerriglia e il governo ma per il governo e i diversi attori della vita nazionale che sono quelli che subiscono gli effetti, non esclusivamente del conflitto, ma delle politiche senza patria dell'establishment.

Noi parliamo dai tempi del dialogo all'Avana e dopo nel quadro della Decima Conferenza e del Congresso Costitutivo del Partito della Rosa (il partito legale sorto dallo scioglimento della guerriglia, dal nome Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune, in sigla FARC, ndt) sulla necessità di forgiare un movimento ampio, una grande convergenza politica, sociale e popolare, per portare avanti la costruzione collettiva di un programma di interesse comune, con iniziative progressiste, democratiche e rivoluzionarie a livello nazionale. Questo implicava passare da un governo di transizione.

Parlavamo e continuiamo a farlo, di strutturare un partito come parte di una grande convergenza; non di agire in solitario con spirito messianico. E per questo la Conferenza delegò un gruppo di persone che doveva agire con questa agenda, instaurando relazioni politiche volte a creare le basi di costruzione di tale iniziativa. Cercando allo stesso momento, a livello nazionale e regionale di sviluppare le questioni programmatiche e organizzative del processo di costruzione del nuovo partito e della grande convergenza. Ma tutto questo è rimasta lettera. Sono cose che si stanno per fare, costruzioni che devono basarsi sui punti concordati nell'Accordo dell'Avana e gli aspetti programmatici del movimento sociale nel paese, disegnando strategie di sviluppo interno e un'efficace politica di alleanze, all'interno di nuove forme di far politica che passeranno al di sopra delle consuete pratiche clientelari.

L'epicentro di questa visione era quello di ottenere una politica e concezione di unità del movimento popolare, andando al di là della necessaria unità dei comunisti, cominciando a lavorare nell'unità d'azione per avanzare verso punti programmatici, dando il ruolo di protagonista nella conduzione del lavoro politico-organizzativo alla gioventù e alle donne. Come vedi, una convergenza di questo livello considera come fattore principale tutte le organizzazioni del movimento popolare comprendendo l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e l'Esercito Popolare di Liberazione (EPL, maoisti ndt).

Alcuni assi sono chiaramente tracciati dalle FARC-EP da prima dell'entrata in legalità in materia di azione politica, qualsiasi fosse la situazione: 1. La politica di unità con le diverse forze di sinistra, democratica e dei movimenti sociali e di massa, lottando perché convergano le diverse espressioni del confronto. In questa direzione è definita chiaramente la ricerca e il mantenimento di migliori relazioni con l'ELN. 2. Lottare per l'unità e la coesione dei comunisti, intesa questa, come un processo di incontro nelle lotte popolari su scala nazionale e regionale. Questa unità sarà basata sui principi del Marxismo-Leninismo Bolivariano. 3. La proposta di unità del movimento sociale e popolare dovrebbe incorporare le organizzazioni di sinistra, i movimenti democratici e i settori politici che ci hanno accompagno nella lunga lotta per la pace democratica con giustizia sociale. Dovrebbe vincolare, inoltre, il movimento sociale in tutte le sue nuove e vecchie espressioni. E 4. Concretizzare l'unità implicava da parte nostra l'impegno di ampliare, di flessibilità, spirito di rispetto alla democrazia interna e dare risalto all'etica dei rivoluzionari e l'alta morale in modo che fossero presenza costante. E si precisava che gli obiettivi politici di un movimento amplio non potevano sorgere solo dal nostro criterio, ma si dovevano costruire nella discussione con tutte le forze di una possibile convergenza, più l'insieme delle rivendicazioni che agitano le diverse organizzazioni di massa e sociali del paese. Questo, dicendo che si sosteneva in qualsiasi circostanza, ciò che voleva dire di fondo è che se si fossero o no ratificati gli accordi, la nostra lotta per la pace rimaneva come meta strategica di prim'ordine. E così continua ad essere.

In sintesi, per spiegare le ragioni di fondo delle nostre decisioni abbiamo precisato che il regime imperante, di politiche neoliberiste, di corruzione e guerra, ci ha posto di fronte a due strade: o si apre una ricomposizione come risultato di un dialogo politico, e dell'istituzionalizzazione dei cambiamenti risultato di un Processo Costituente Aperto, o questi cambiamenti, prima o poi, saranno conquistati attraverso la deflagrazione del dissenso in ribellione.

Essendo il nostro piano strategico essenzialmente la stessa Campagna Bolivariana per la Nuova Colombia concepita da Manuel Marulanda in quanto concerne gli obiettivi essenziali, in materia politica ciò che esprimiamo inizia basandosi sulla regola bolivariano dell'insurrezione che dice nelle parole del Libertador che "L'Insurrezione si annuncia con lo spirito di pace. Si resiste al dispotismo perché questo distrugge la pace, e non prende le armi se non per obbligare i suoi nemici alla pace". In questa prospettiva, diciamo che iniziamo una nuova tappa di lotta per risvegliare le coscienze con una strategia che "ha per obiettivo l'unità del movimento popolare per la conquista della pace con giustizia sociale, democrazia e sovranità, attraverso lo stimolo e incidenza nell'azione di massa, che per vie insurgenti di ogni tipo a cui obbliga il carattere e la natura violenta dell'ordine sociale vigente, disputi il monopolio delle armi e il potere dello Stato".

Ma la pace con giustizia sociale sarà garantita da un nuovo potere che dovrà occuparsi della felicità del popolo eseguendo un programma economico, sociale, politico e culturale che renda dignitosa la vita dei colombiani. Per cui uniremo l'azione politica-militare con linee di azione che denominiamo nel suo insieme come strategia politica espansiva, con questi componenti:

1. Ristrutturazione politica e militare, promuovendo la creazione di un Blocco di Potere che unifichi tutti i rivoluzionari con cui si ha una affinità strategica. Qui guardiamo all'ELN come un protagonista fondamentale, e per questo diciamo e sono passi che stiamo compiendo, che con essi cercheremo la riattivazione del Coordinamento Guerrigliero Simón Bolívar.

2. Dedicheremo sforzi per conformare e dar vita al Movimento dei Movimenti, come poderosa forza sociale e politica che manifesterà nelle strade e nelle piazze i diritti violati dei cittadini.

3. Faremo appello alla coscienza democratica del paese per la formazione di una Grande Coalizione politica e sociale che, sotto una conduzione collettiva, stabilisca un Governo di Transizione. Tutto ciò deve esser implementato simultaneamente, sviluppando inoltre una strategia mediatica effettiva attraverso mezzi alternativi di diverso tipo e in particolare nelle reti sociali.

 


Tutto ciò implica la ristrutturazione politica, militare: recupero territoriale e di massa, mediante le nostre strutture di Partito Clandestino, Movimento Bolivariano e milizie. Ossia, espansione materiale e soggettiva delle forze dentro il movimento reale dei settori sociali in ribellione o in azione di protesta contro le ingiustizie dell'ordine sociale vigente, dinamizzando alternative politiche settoriali e regionali; rispettando e assumendo i progetti dei movimenti sociali e politici che raccolgono la ribellione, rivendicazioni e potenzialità degli insubordinati. Questa è la nuova forma di far politica, dal basso, coniugando ampiezza, solidarietà, interesse comune, lotta con dignità e contro la corruzione in funzione della giustizia sociale e la pace, cosa che implica la lotta per la soluzione delle necessità di base insoddisfatte in materia di lavoro, salute, casa, istruzione, ecc…

Non escludiamo che dalle persone già stanche di tanto abuso di potere si possa produrre un sollevamento insurrezionale o la pressione necessaria per obbligare la ricerca di un nuovo e definitivo Accordo di Pace. E senza dubbio, in questa circostanza, nemmeno scartiamo che si debbano far tacere i fucili, ma senza l'ingenuità della consegna delle armi. Queste si manterranno, lontani dal loro uso nella politica, sotto controllo diretto della guerriglia, come garanzia di compimento del nuovo Accordo di Pace che per decisione dell'Assemblea Nazionale Costituente, sarebbe attuato con nuove istituzioni che risponandano alle sfide che la pace richiede.

In ogni scenario la nostra organizzazione agirà inoltre come guerriglia ambientale vincolata alla lotta dell'umanità per fermare il cambiamento climatico, per la preservazione dell'ambiente e la generazione di energie pulite, e difesa delle ricchezze comuni. La nostra opposizione al fracking non avrà attenuanti. E il sogno di unità latinoamericana si mantiene come costante.

Dobbiamo evidenziare che se ci sarà un trionfo elettorale della Grande Coalizione Democratica, il nuovo Governo, che sarà un Governo di Transizione, annuncerà logicamente come una delle sue prime decisioni l'apertura immediata del tavolo di colloqui di pace con le insorgenze. E questo dovrà realizzarsi, supponiamo, come una negoziazione spedita che riprenda il testo originale dell'Accordo di Pace dell'Avana a cui si faranno gli imprescindibili adeguamenti in relazione all'inclusione delle posizioni programmatiche dell'ELN e la sua agenda di dialogo, garantendo l'invulnerabilità della sicurezza giuridica, l'incorporazione nella discussione dei 42 punti congelati del dialogo dell'Avana, e i testi degli accordi con il movimento sociale fino ad ora incompiuti dai governi di turno.

La costruzione della pace totale implicherà la ricerca dei procedimenti di soluzione alle differenti espressioni del conflitto armato esistente.

Firmata la pace questo governo procederà a dinamizzare il processo costituente aperto che sfocerà in una Assemblea Nazionale Costituente democratica che depurerà il quadro normativo a favore di tutta la nazione e traccerà la rotta per l'integrazione dei poteri pubblici con uomini e donne onorati e virtuosi.

Il Governo di Transizione con il sostegno della forza trasformatrice del popolo, materializzerà il Piano di Shock Sociale per il buon vivere, e svilupperà il programma economico che darà alla Colombia l'impulso iniziale verso un futuro di pace stabile e duratura.

Tutto questo approccio significa che la parola è sovrana, così come l'abbiamo scritto nell'introduzione dell'Accordo finale dell'Avana. Così fu concordato quell'impegno non mantenuto che indicava di convocare tutti i partiti, movimenti politici e sociali, e tutte le forze vive del paese a concertare un grande ACCORDO POLITICO NAZIONALE avviato a definire le riforme e gl adeguamenti istituzionali necessari per affrontare le sfide che la pace richiede, mettendo in marcia un nuovo quadro di convivenza politica e sociale.    

Vediamo allora che esistono gli strumenti per continuare a cercare una soluzione concertata, promuovendo un processo che renda possibile il superamento dell'esclusione, la miseria e le grandi diseguaglianze; verso la democratizzazione in profondità dello Stato e della vita sociale, ristabilendo la sovranità e garantendo il benessere e il buon vivere del nostro popolo. Si tratta anche di potenziare le nostre aspirazioni e portarle ad un nuovo livello nel quale allora sì, una Assemblea Costituente, rappresentativa e con piene garanzie di attuazione, darà un impulso definitivo alle trasformazioni strutturali che necessita la Colombia.

Secondo il vostro comunicato state cercando di coordinare gli sforzi con l'ELN. Avete già avanzato in questa direzione?

La risposta a questa domanda sta in quello già detto precedentemente. E gli avanzamenti nella direzione posta si stanno compiendo, tenendo in considerazione che l'ELN è una forza autonoma, con le proprie posizioni ben definite che deve soddisfare e sulle quali bisogna costruire insieme.

 

Quali sono le vostre relazioni con il partito sorto dalle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, ndt), il "partito della rosa"? (denominato anch'esso FARC - Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune, ndt) E cosa pensate delle dichiarazioni dei membri della direzione di questo partito sulla vostra decisione? Ci sono dichiarazioni nelle quali si segnalava che voi non avevate una motivazione politica ma ragioni individuali ed economiche.

Non vogliamo fare valutazioni precipitose sulle dichiarazioni frettolose e senza fondamento di alcuni membri del Partito della Rosa. Pensiamo che il tempo e i fatti daranno elementi di riflessione a coloro che osservano lo sviluppo degli avvenimenti. Chiaramente si vede che esistono differenze, vecchie differenze che si erano potute saldare internamente, ma che purtroppo per entrambe le parti iniziano a manifestarsi pubblicamente in modo distorto. Fino ad ora abbiamo deciso di non far caso a denigrazioni o accuse temerarie che vogliono togliere merito alla decisione che abbiamo preso, senza mettere in discussione chi per una o l'altra motivazione continua nella legalità. Nel Partito della Rosa c'è una importante potenziale di quadri e militanti di grande valore sia come persone che come dirigenti, ed è su di loro che ci concentriamo. Sappiamo che su di loro deve contare qualsiasi forza politica che desideri realizzare i cambiamenti che ha bisogno la Colombia per raggiungere la vera pace con giustizia sociale.

Qualche giorno fa ci sono arrivate le tesi preparatorie del Secondo Congresso o Assemblea Nazionale dei Comuni. Quello che è certo è che ci sono posizioni in materia sociale nelle quali ci riconosciamo perché anche noi abbiamo contribuito alle stesse. Inoltre, sono incluse nei nostri documenti più recenti. Ma c'è anche molta argomentazione che disinforma sulla sostanza della nostra rottura. Se queste argomentazioni verranno rese pubbliche avremo il dovere morale e politico di rispondere. Ma ciò che vogliamo più di ogni cosa è lavorare per l'unità di tutto il movimento rivoluzionario; per questo, al di là di ogni differenza, dopo la nostra riunione Straordinaria dei Comandanti nel saluto che abbiamo rivolto alle organizzazioni sociali e movimenti politici, ciò che abbiamo detto testualmente fu che salutiamo il Partito della Rosa dicendo - come disse il Comandante Marulanda - che se siamo rivoluzionari prima o poi ci ritroveremo nel cammino. Ed è quello che desideriamo veramente.

Di fronte agli attacchi dell'imperialismo yankee e dei suoi lacchè nella regione al Venezuela Bolivariano, in particolare in caso di un'aggressione armata contro questo paese, che ruolo svolgerebbero le FARC-EP?

La solidarietà è un principio nel cuore di ogni rivoluzionario e tale sentimento con i popoli in lotta contro l'imperialismo è una costante in noi. In particolare la solidarietà con Cuba e il Venezuela. Forse questo è poco o quasi nulla in relazione alle enormi necessità che hanno questi popoli fratelli nella loro lotta contro l'imperialismo. E con franchezza forse la nostra solidarietà sarà solo simbolica, del resto crediamo che la Repubblica Bolivariana del Venezuela, l'eroico Venezuela di Bolívar e Chávez, come Cuba, la Cuba eroica di Martí e di Fidel, hanno la forza spirituale e materiale per resistere a qualsiasi aggressione senza dipendere da nessuno.

Nel quadro della 74° Assemblea Generale dell'ONU il presidente colombiano Iván Duque ha presentato il 25 settembre alcune presunte prove della presenza dell'ELN in Venezuela. Le foto contenute nel rapporto sono risultate false, dato che né la data, né il luogo dove furono scattate coincidono con quanto indicato da Duque nel rapporto. Questo ha determinto il ritiro dalla carica di capo dei servizi di intelligence e controspionaggio militare di il generale Oswaldo Peña Bermeo. Qual è la vostra lettura di questi fatti?

Purtroppo, lo stato colombiano continua a svolgere il suo ruolo di Caino del Continente, continuando la cospirazione contro il Venezuela e portando avanti il solito gioco interventista di Washington..

Non ci riferiamo alla questione delle fotografie e il modo in cui il Generale Bermeo è stato usato come capro espiatorio, perché ampiamente banalizzato dai mezzi di comunicazione, nonostante la parzialità delle transnazionali mediatiche che fanno il gioco dell'impero. Vorremmo invece affrontare la questione negli aspetti più generali, chiarendo che è un po' complicato, difficile, sapere fino a che punto arrivano i legami stretti e oscuri del clientelismo degli USA con i loro governi lacchè della regione, tra i quali il primo è la Colombia. Seguendo un vecchio modello storico di sottomissione e subordinazione delle politiche interne al terribile mostro del Nord, il pusillamine governo di Duque ha rafforzato il ruolo di destabilizzazione che la Colombia svolge contro il paese fratello, usando la scenografia del cosiddetto "Gruppo di Lima".

Il ministro degli esteri colombiano da quando è in carica dispiega, come primario compito, una malvagia campagna anti-Venezuela, mascherata da diplomazia. Il proposito frontale è rovesciare il presidente Nicolás Maduro. Ma questo non è un compito solitario, perché oltre il Gruppo di Lima ci sono i disgustosi burattini dell'Organizzazione degli Stati americani (OSA) con in testa il suo Segretario Generale Luis Almagro. Ma questo è uno dei tanti capitoli di un lungo percorso he porta la Colombia ad esser la punta di diamante per la sottomissione dell'intero continente. Ciò parte dall'inizio della rivoluzione bolivariana, quando i gringos sentivano di perdere parte del loro "cortile di casa" a causa dell'ondata emancipatrice che sollevò l'esempio della ribellione antimperialista del popolo venezuelano insieme al comandante Hugo Rafael Chávez Frías, la cui eredità prosegue in Nicolás Maduro Moros.

Il Governo colombiano, in conclusione, è un pezzo del consiglio politico interventista che lavora per il Pentagono con l'obiettivo di schiacciare la Rivoluzione bolivariana e che il Comando Sud ha plasmato, più recentemente, nel manuale "Venezuela Freedom 2 Operation", che stabilisce specificamente l'obiettivo di rovesciare il Presidente Nicolás Maduro attraverso un'operazione militare patrocinata dal TIAR (Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca, ndt) e dalla Conferenza degli Eserciti Americani con il sostegno dell'OSA.

Nell'agenda interventista e golpista scritta dalla Casa Bianca e attuata dal Comando Sud attraverso l'OSA, il Gruppo di Lima e l'insieme della destra internazionale, tutti stanno cospirando per, mediaticamente, qualificare il Presidente Maduro come dittatore e dal 10 Gennaio, data in cui ha preso possesso di un nuovo legittimo mandato che proviene dal voto popolare, disconoscerlo e chiamarlo usurpatore, esacerbando il blocco economico e politico. In questo, l'azione militare fa parte di un piano folle che il Presidente Duque sta contribuendo a preparare in modo irresponsabile. Non ho dubbi che questo Governo mendace e ottuso, oltre a far a pezzi ciò che rimane dell'Accordo di Pace dell'Avana, stia spingendo il paese in una guerra che avrebbe conseguenze disastrose per tutti. Un decennio non sarebbe sufficiente per recuperare i danni di un conflitto che in pratica non durerebbe più di due o tre giorni. Sarebbe una follia, ma questa è la condizione umana di questi lacchè di Washington.

Nelle ultime settimane e mesi ci sono state grandi mobilitazioni di studenti universitari colombiani per il diritto all'istruzione, contro la corruzione nelle università e la repressione dell'ESMAD (Squadrone mobile anti-disturbo, ndt). Che cosa significano queste grandi e combattive marce studentesche per la Colombia di oggi e il suo movimento popolare?

Le mobilitazioni studentesche non sono di ora, come non lo sono quelle degli indigeni e degli altri settori sociali, che per lo più subiscono l'oscuramento della grande stampa. Vengono a galla quando la ribellione e la giusta rabbia traboccano di fronte a tanta disattenzione e risposte dure. Questa è una situazione che fa parte di una serie di azioni di protesta e proposta che il movimento popolare sta facendo in tutto il continente. L'America Latina è in effervescenza, contro le politiche neoliberiste che continuano a sottomettere le maggioranze nell'indebitamento, smarrimento e miseria. Abbiamo già detto che esiste una sorta di esplosione prodotta dal neoliberismo e che è inquadrata in quella che oggi è la crisi mondiale del capitalismo, la sua crisi strutturale. I popoli sono alla ricerca di alternative e molti governi inclini agli interessi delle multinazionali non fanno altro che continuare a seguire le nefaste ricette del FMI, ed ecco le conseguenze. Non è un caso che ci siano rivolte come quelle recenti in Perù, Ecuador e Cile, senza dimenticare la crescente insubordinazione e proteste in Argentina e Brasile.

Il problema di fondo è nel neoliberismo e a questo non sfugge la Colombia. Qui il rifiuto della corruzione e dell'impunità è uno dei fattori, come un altro è il rifiuto della forza repressiva criminale dell'ESMAD; ma ci sono altri elementi che di solito vengono nascosti come le voci per il diritto alla vita, le voci che rivendicano basta omicidi di leader sociali ed ex combattenti che sono il pane quotidiano. O quello che hai già detto in merito al diritto all'istruzione.

La pazienza della gioventù, stanca di chiedere gentilmente la soluzione dei suoi problemi accumulati nel corso di decenni, senza una risposta positivo del governo, è finita. L'abbandono dell'istruzione pubblica in Colombia è una vergogna. La negligenza del governo di fronte a questi diritti dei cittadini è grande quanto quella che esiste di fronte a tutti i bisogni fondamentali relativi alla salute, la casa, il lavoro, ecc. Quindi, ciò che vedi è solo un esempio di ciò che logicamente crescerà; senza dubbio le proteste aumenteranno. Le schifose politiche sociali di questi tempi dell'apprendista stregone, Iván Duque, "che finge la pace, reinventa la guerra e privatizza il pubblico", sono senza vergogna, potendo contare sul beneplacito dell'apparato mediatico impegnato nella criminalizzazione di coloro che hanno il coraggio, disarmati, di affrontare tutto questo con i loro libri e le loro idee. 

Immagine iniziale tratta da rete internet

María Simón, Santiago Baez | abpnoticias.org jungewelt.de
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

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